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l 13 luglio del 1917, nel corso della terza Apparizione alla Cova da Iria presso Fátima, la Madre di Dio lasciò ai tre pastorelli Lúcia dos Santos, Francisco e Jacinta Marto, il seguente messaggio: |
Avete visto l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quello che vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace. Se no (la Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Finalmente, il mio Cuore Immacolato trionferà.[1]
Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati.[2]
La via della salvezza proposta da Maria in terra portoghese, consiste dunque nella devozione/consacrazione al Suo Cuore Immacolato, che comporta la comunione eucaristica riparatrice e la vita secondo la nuova alleanza nel sangue di Cristo.
Ci dovremmo chiedere, a questo punto, cosa voglia intendersi per sacrificio di riparazione. In questo modo è definito, nella Nuova versione della Bibbia CEI, l’atto sacrificale cui si sottopone liberamente il “Servo sofferente” del Deutero-Isaia: Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione | vedrà una discendenza, vivrà a lungo (Is 53,10). Nella legge ebraica questo atto riparatorio era denominato ´ashàm, ed era previsto per i peccati commessi per infedeltà verso il Signore (Lv 5,15): Se qualcuno commetterà un’infedeltà e peccherà per errore riguardo a cose consacrate al Signore, porterà al Signore, come sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal gregge. La vittima spettava al sacerdote che aveva compiuto il rito espiatorio e doveva essere mangiata in luogo santo (cfr Lv 7,1-10).
Questo tipo di peccato è esattamente quello che ci sta davanti in questi nostri drammatici tempi, ora che buona parte della gerarchia cattolica ha tradito il suo Signore, apostatando dalla vera fede, facendo così della parte maggioritaria della Chiesa una Donna infedele. Esso verrà aggravato ancor di più quando apparirà all’orizzonte della storia il figlio della perdizione, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio (cfr 2Ts 2,3s). Quel tempo – lo avvertono in tanti – non è molto lontano. Ed ecco che, in riferimento a quanto detto, il Cristianesimo trova il suo complemento nella legge del Popolo eletto, perché la salvezza viene dai Giudei (Gv 4,22).
Quale potrà mai essere il rimedio che la Madre di Dio offrirà al mondo per vincere questo definitivo male, che pretenderebbe di annientare i diritti del Creatore e distruggere la Chiesa fondata dal suo Figlio, mediante il suo sangue versato sulla Croce, tanto che sarebbe preclusa ogni possibilità di salvezza per le anime di coloro i quali ancora formano la Chiesa militante, quella rimasta fedele al suo Signore?
Il rimedio insuperabile consiste in questo: la Madre di Dio e della Chiesa offre ciò che ha di più prezioso, il Suo Cuore Immacolato, per la salvezza delle anime. Così l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede:
Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. «Cuore» significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell’esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo orientamento interiore. Il «cuore immacolato» è secondo Mt 5,8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto «vede Dio». «Devozione» al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat – «sia fatta la tua volontà» – diviene il centro informante di tutta quanta l’esistenza. […] Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie.[3]
Occorre a questo punto volgere la nostra attenzione alle prime Apparizioni mariane moderne, avvenute nel 1830-1831 a Rue du Bac a Parigi. Nella seconda, del 27 novembre 1830, la Vergine ordinò alla suora Catherine Labouré, di far coniare una Medaglia, poi detta “miracolosa”, con questa iscrizione sul lato diritto: “O Marie conçue sans péché priez pour nous qui avons recours à Vous” – dichiarata anticipazione del dogma mariano dell’Immacolata Concezione –, posta a coronamento della figura dell’Immacolata (cfr Ap 12,1s), ritratta con le braccia aperte verso il mondo; mentre sul rovescio erano i Cuori di Gesù e Maria, l’uno coronato di spine, l’altro trafitto da una spada (cfr Lc 2,35), sopra i quali stavano una Croce e una “M” a simboleggiare la Madonna. In essa è dunque compendiato l’insegnamento scritturale, teologico, cristocentrico ed ecclesiale della Chiesa: la storia dell’umanità e il piano divino di salvezza passano attraverso il Cuore Immacolato di Maria.
Oltre mezzo secolo dopo, nel marzo 1888, la Madre di Dio appare ancora in una località molto meno conosciuta, a Cesa tra Santi, frazione di Castelpetroso (Isernia), all’epoca ricadente nella diocesi di Bojano. La Vergine si mostrò alla pastorella Bibiana Cicchino, e in seguito - cosa assai rilevante e significativa - anche al Vescovo diocesano, all’interno di una fenditura nella roccia, seminginocchiata, con lo sguardo rivolto in alto e le braccia aperte, in atteggiamento offerente, senza lasciare alcun messaggio verbale, se non quella sua singolare ma assai eloquente postura: Ella presentava al Padre celeste il suo Figlio morto che Le giaceva innanzi, mentre il suo Cuore Immacolato veniva trapassato da sette spade, che vogliono indicare i suoi Sette Dolori.
Si trattava dunque dell’Apparizione della
Madre Addolorata[4],
raffigurata in un atteggiamento che potremmo certamente definire “sacerdotale”. La Madre che offre il suo figlio partorito nel dolore: Era
incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto[5]
(Ap 12,2). È il frutto del Suo grembo di Madre della Chiesa – figlio senza colpa originale (cfr Dn 9,26) -, che Ella dona come vittima di espiazione. Un dono che potrebbe apparire agli occhi di molti di nessuna consistenza, ma prezioso
innanzi a Dio, perché fatto col Cuore, il suo Cuore Immacolato. Il messaggio è significativamente destinato anche
ai consacrati, come fa fede la più unica che rara circostanza dell’Apparizione visibile anche dal Vescovo diocesano.
In questa raffigurazione della Santa Vergine è perciò plasticamente raffigurato in cosa consista il Trionfo del suo Cuore Immacolato, che Ella avrebbe promesso circa trent’anni dopo a Fátima. Lo comprendiamo bene: nella Passione del Figlio, cui è associata, nel suo Cuore Immacolato trafitto da una spada (cfr Lc 2,35), unito ai dolori del Figlio, si realizza il piano salvifico del Padre.
Il Cuore Immacolato di Maria è dunque il grande simbolo che Dio ci offre – a Fátima e in altre Apparizioni mariane – per manifestare il suo disegno sulla storia umana. All’inizio, nel centro e alla fine, la grande luce che illumina tutta questa profezia è quella del Cuore Immacolato di Maria, strumento della Misericordia divina[6].
Ecco, difatti, il provvidenziale culto della Divina Misericordia, che il papa Giovanni Paolo II volle istituire, contro il parere autorevole di due importanti Congregazioni vaticane, la I domenica di Pasqua – domenica in albis –, in occasione della canonizzazione della suora polacca Faustyna Kowalska. Dal Cuore trafitto del Cristo escono i due raggi, rosso e pallido: il sangue e l’acqua. Egli è il Medico Divino che va per il mondo a curare l’umanità sofferente, donando la sua Misericordia. «Jezu ufam Tobie», è la scritta posta ai piedi del Cristo: «Gesù, confido in Te» (cfr Is 50,10). «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati» (Mc 10,39). Il calice e il battesimo: il sangue e l’acqua, visti però in una prospettiva distinta, come due momenti differenti, uniti tuttavia nell’identico disegno salvifico. In queste parole di Cristo è racchiuso, in verità, tutto il significato della vera Misericordia divina e del vero culto a Dio.
«Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27). E se queste Parole divine voglio significare il sangue, il battesimo – l’acqua - è invece quel momento che la Visione escatologica di Fátima raffigura: un battesimo palingenetico[7], un battesimo di sangue (Lc 12,50), che tutto lava e rinnova. Nell’identica maniera, d’altronde, uscì dalla schiavitù d’Egitto il popolo della prima Alleanza: mediante il sangue dell’agnello e l’acqua del Mar Rosso, prefigurazione del sacramento del Battesimo, in quella prima Pasqua che anticipa quella definitiva, che sta al centro della nostra riflessione e della Visione fatimita.
Meditando alfine questi significativi passaggi, possiamo arrivare a comprendere quale fosse il messaggio di speranza e di sicura vittoria che la Madre di Dio ha voluto consegnare al mondo intero, nel corso di tutte le sue principali Apparizioni degli ultimi due secoli, e massimamente ai tre pastorinhos di Fátima. Ecco, lo possiamo finalmente intendere: il trionfo del Cuore Immacolato di Maria si esplicita nella resistenza e nel progressivo recupero del vero culto a Dio, reso possibile grazie al sacrificio di riparazione cui si offre liberamente il suo figlio partorito nel dolore (Ap 12,2). Egli offre se stesso, in espiazione del peccato che ha fatto irruzione in maniera così dirompente all’interno della Chiesa; offre il suo corpo, ponendo un argine al male assoluto, quell’abominio della devastazione (Mt 24,15) che già ci viene annunciato come prossimo.
Sarà un suo figlio amato, offerto al Padre celeste col suo Cuore Immacolato, un
“Vescovo vestito di Bianco” - alter Christus -, un consacrato senza colpa (Dn 9,26), a salire il Monte e a ricondurre il gregge disperso al Padre del Cielo: Chi potrà salire il monte del
Signore? | Chi potrà stare nel suo luogo santo? | Chi ha mani innocenti e cuore puro (Sal 24,3s). «Por fim o meu Imaculado Coração triunfará».
E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.[8]
… perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita (Ap 7,17). [1] Irmã Maria Lúcia de Jesus e do Coração Imaculado, Memórias da Irmã Lúcia, Fátima 1980, pp. 102 e 104 (Terza Memoria, 31 agosto 1941). [2] Ibid., p. 104 (Terza Memoria, 31 agosto 1941). [3] J. Ratzinger, Commento teologico, in Congr. per la Dottr. della Fede, Il messaggio di Fatima, Cinisello Balsamo 2000, p. 56. [4] Il problema di Maria glorificata che si mostra sofferente è stato affrontato mirabilmente dal papa Pio XII [Radiomessaggio al Congresso Mariano Regionale della Sicilia, 17 ottobre 1954, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVI, Sedicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1954-1° marzo 1955, pp. 219 – 223]: «Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, ché anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figluolo» (vd. anche S. De Fiores, Il segreto di Fatima. Una luce sul futuro del mondo, Cinisello Balsamo 2008, pp. 42-44 e n. 13 per altri riferimenti). [5] In occasione del 50° Anniversario delle Apparizioni di Fátima, il papa Paolo VI si recò in pellegrinaggio in quel Santuario, su invito dell’episcopato portoghese (13 maggio 1967). Particolarmente degna di nota è la finalità religiosa del viaggio, poiché il Pontefice voleva «invocare l’intercessione di Maria a favore della pace interna della Chiesa, della pace civile e sociale nel mondo, la pace dell’umanità» (13 maggio 1967). Nella stessa data Paolo VI pubblicò l’Esortazione apostolica Signum magnum, nella quale invitava «tutti i figli della Chiesa a consacrarsi di nuovo personalmente al Cuore immacolato della Madre della Chiesa» (II,8). [6] Joseph de Sainte-Marie, Réflexions sur une acte de consécration: Fatima, 13 mai 1982, p. 117. [7] La parola παλιγγενεσία, nel significato proposto, più che all’accezione paolina di «acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo» (Tt 3,5), si rifà a quella indicata in Mt 19,28: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo (παλιγγενεσία), siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele».
[8]
Terza Parte del «Segreto», in
Congr. per la Dottr. della Fede, Il messaggio di
Fatima cit., p. 38. |
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