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n grande timore suscita negli animi di coloro che hanno a cuore la vera pace, la crisi di Crimea che sta contrapponendo Russia e Ucraina. Il recente referendum ha di fatto sancito l’annessione della strategica penisola che si protende nel Mar Nero alla Federazione Russa, governata con pugno di ferro, di fatto ininterrottamente dal 1999, dallo “zar” Vladimir Putin. |
Minacciosi venti di guerra si annunciano all’orizzonte, le cui conseguenze non è difficile valutare.
I veri edificatori di pace hanno ben chiaro in mente, tuttavia, che questa crisi che promette di incendiare il mondo ha delle motivazioni originarie ben più profonde di una rivendicazione di comune cittadinanza da parte degli ucraini di lingua e cultura russa. Nemmeno bastano a giustificarla i pur evidenti confronti di natura strategica per il controllo delle materie prime, di cui il Mar Nero è ricco, e nemmeno possono spiegarla del tutto i reiterati tentativi dei Paesi Occidentali – gli Stati Uniti d’America e quelli dominanti dell’Unione Europea, Germania in primis –, di scardinare la potenza russa avvinghiandola in una stretta micidiale costituita da paesi asserviti alle loro voglie egemoniche, di cui gli oligarchi russi da essi sovvenzionati per svendere materie prime e servizi strategici, rappresentavano il cavallo di Troia efficacemente reso innocuo dal nuovo corso putiniano.
Tutto questo, seppure serve a spiegare a un livello più immediato e comprensibile, lo scenario che si va delinenado davanti ai nostri occhi, non può darci la chiave di lettura ultima di quale sia la vera posta in gioco nel duello in corso nel cuore dell’Eurasia.
Osserviamo in verità cosa sia diventata la Federazione Russa negli ultimi tre lustri, da quando cioè al “Presidente ubriacone” Boris Eltsin successe il giovane e misconosciuto delfino. Questi, pur provenendo da realtà tutt’affatto prossime alla religione – è difatti un ex colonnello del KGB –, ha avuto chiaro in mente sin dal principio che la rinascita della Russia non poteva nemmeno immaginarsi senza un risveglio spirituale e morale del suo popolo, che solo una collaborazione stretta con la Chiesa Ortodossa avrebbe permesso.
Possiamo dire, a quindici anni di distanza, che l’ambizioso progetto del novello “zar” di Russia si sta avviando a pieno successo. La religione cristiana ortodossa è tornata agli antichi fasti, il popolo russo sta vivendo, malgrado i settant’anni di persecuzione portata avanti dall’ateismo di Stato, una significativa riconquista delle antiche posizioni, che la sua gloriosa storia testimonia. Non fanno testo, per un osservatore non prevenuto e non viziato da strabismi, le asserite minacce alla libertà di espressione o di manifestazione di una sessualità “diversa”, per non dire “deviata”, che i governanti russi, se non hanno ostacolato in pieno, hanno come minimo ricondotto nei loro naturali alvei, rigettando e perseguendo pure gli eccessi delle strillate proteste di gruppi di femministe allevate nel grasso Occidente, quali le cosiddette Pussy Riot.
Certamente si tratta di traguardi “imperfetti”,
che malgrado tutto appaiono sifìgnificativi di un cambio di passo, anche se permangono restrizioni alla piena libertà di espressione. La stessa Chiesa Cattolica non gode di
particolari riguardi, ed anzi essa non compare affatto nel ristretto elenco delle tradizionali fedi religiose tutelate in special modo dal regime.
Le statistiche ci dicono però che alcune endemiche piaghe che affliggevano questo grande Paese – l’aborto, l’alcolismo, l’accattonaggio, la violenza urbana – stanno sensibilmente diminuendo, mentre dappertutto rifiorisce la pratica religiosa e la fede di popolo vissuta e praticata.
Nel campo opposto, invece, assistiamo a inarrestabili derive di posizioni morali e spirituali un tempo ritenute incrollabili, che stanno invece irrimediabilmente franando sotto le spinte di ideologie e pensieri deviati di stampo relativista e sincretista. I popoli occidentali, e in particolare quelli della “ricca Europa”, stanno subendo ormai da anni l’assalto di élites governative, sempre più isolate nella loro compulsiva autoreferenzialità, le quali giorno dopo giorno si rivelano essere per quelle che sono: gruppi di potere asserviti a ideologie massoniche, per non dire sataniche, fautrici di quel Nuovo Ordine Mondiale mai apertamento dichiarato, e tuttavia non smentibile nei fatti.
L’azione concreta di queste lobby ammantate di democrazia sta avendo come tragica conseguenza uno spaventoso e repentino impoverimento dei popoli europei, specie mediterranei, dove il sentire religioso ha più solide basi, che viene ad aggredire inesorabilmente sia i loro patrimoni materiali sia la loro ossatura morale e spirituale, che di quest’Europa dei burocrati e dei banchieri, divenuta una bestia che divora molta carne (Dn 7,5), ha costituito per secoli il vero e impagabile patrimonio e lascito.
Questo tragico e davastato scenario, che è ancor più aggravato dal radicalizzarsi dello scontro tra una Russia identitaria e un’Europa post-cristiana smarrita e spogliata, non trova più – ahimè –, nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, il naturale baluardo difensivo contro ogni attacco le venga portato contro, così com’è accaduto in tante occasioni della sua lunga e tormentata storia, dalle invasioni dei popoli barbari al declinare dell’Impero Romano, a quelle saracene e turche sconfitte negli eventi bellici di Ostia (849), di Lepanto (1571) e di Vienna (1683), fino alle minacce alla pace e alla fede cattolica venute da ideologie totalitarie nel corso del secolo scorso, deflagrate in orrende stragi di popoli e in prolungate persecuzioni alle “Chiese del silenzio”, per mano dei regimi comunisti aderenti al Blocco sovietico.
Le recenti posizioni in materia di indissolubilità del vincolo matrimoniale, presentate da alcuni cardinali, esperti più o meno riconosciuti in discipline teologiche, balzati agli onori delle cronache più che per il contenuto risaputo e più volte ribadito in precedenti pubblicazioni, per l’appoggio apertamente dato alle loro fuorvianti dottrine dal vescovo di Roma, hanno mostrato tutta la pochezza pastorale e spirituale di buona parte di vescovi e cardinali della Chiesa Cattolica, che un’appropriata interpretazione della Scrittura ci porta a definire cattivi pastori del gregge, che pascono se stessi (Ez 34,2ss), aprendo di fatto all’apostasia in seno alla Chiesa stessa, così come predetto dalla Vergine a La Salette e in un certo qual modo confermato a Fátima. E se non fosse per le tardive eppur significative esternazioni di ben più responsabili alti prelati, le quali già annunciano la drammatica divisione del Corpo ecclesiale, il nostro pensiero volgerebbe subitamente alla inevitabile sconfitta e alla cancellazione perenne della retta Dottrina e della Vera Fede cattolica dalla faccia della terra.
Ci corre l’obbligo, a questo punto, volgere il nostro pensiero alle parole consegnate al mondo dalla Vergine Maria alle veggenti di Fátima, in quel lontano 1917:
Avete visto l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. … Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta sappiate che è il grande segno che Dio vi dà, che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione eucaristica riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate. Finalmente, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.[1]
Vediamo quanto sia determinante ed anzi esclusivo il ruolo della Russia nelle parole della Madonna. La Consacrazione di questo grande Paese al suo Cuore Immacolato è un fattore essenziale richiesto per scongiurare mali peggiori e irreparabili. Ecco, comprendiamo, alla luce di questo messaggio mariano, apocalittico eppure alla fine consolante, che la “Conversione” di questa Nazione è sottoposta alla responsabilità degli uomini e potrà dirsi chiaramente completata solamente quando le sue enormi potenzialità mistiche potranno esplodere ed irradiarsi nel mondo intero. Sarà quello, dunque, il momento del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, quando si espanderà in una maniera mai creduta possibile, la cerchia di coloro i quali risponderanno positivamente all’appello da Lei lanciato per mettersi alla sequela del Figlio, dono al Padre celeste fatto col suo Cuore Immacolato, per fare la sua volontà.
Malgrado alcune letture divergenti, sappiamo che la Consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, con tutti i vescovi del mondo, così come richiesto dalla Senhora da Mensagem, non è stata ancora fatta dai Successori di Pietro succedutisi nel corso dei decenni sulla Cattedra romana. La stessa suor Lúcia non si è mai chiaramente espressa in merito, pur apprezzando i tentativi fatti in special modo dal papa Giovanni Paolo II, con la presentazione al Cuore Immacolato di Maria «di quei popoli per i quali Tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento»[2], alla quale hanno effettivamente fatto seguito cambiamenti epocali, del tutto incruenti, nello scenario sovietico e nei Paesi satelliti.
Tuttavia, ci sovvengono ancora le parole della stessa religiosa portoghese, a colloquio col padre Agustín Fuentes, postulatore della causa di beatificazione di Francisco e Jacinta Marto, gli altri due pastorinhos che assistettero con lei alle Apparizioni di Maria alla Cova da Iria:
la Santissima Vergine, molte volte, sia ai miei cugini Francesco e Giacinta che a me, ci ha detto che molte nazioni spariranno dalla faccia della terra, che la Russia sarà lo strumento del castigo del Cielo per il mondo intero se non otterremo prima la conversione di quella povera nazione. [3]
Riandando col pensiero alla “imperfetta” Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, verifichiamo come i preoccupanti avvenimenti di questi nostri giorni ci stanno ponendo sotto gli occhi la drammatica veridicità di queste parole, poiché la “Conversione” della Russia, più che essere la premessa di una pace mondiale, sembra rappresentare il segno di un brusco radicalizzarsi dello scontro tra un Occidente anticristiano e massonico e una Russia che, minacciata nei suoi valori identitari riconquistati a caro prezzo, si oppone a questo disegno.
Del resto i libri della Bibbia non mancano di queste figure di “castigatori imperfetti”, suscitati da Dio per scongiurare mali maggiori. Ci basti sfogliare il libro di Isaia, dove c’imbattiamo nel personaggio del re di Persia Ciro il Grande il quale, penetrato tra le mura di Babilonia senza colpo ferire, consentì al Popolo ebraico di porre fine all’esilio che durava da settant’anni e di fare ritorno alla sua Patria (Is 43,14ss; 44,24ss).
Il parallelo mi sembra quanto mai opportuno ed appropriato, specialmente in questi nostri giorni in cui “Babilonia” si è presentata al mondo offrendo una lettura “adulterata” del significato del vincolo indissolubile del matrimonio. Alla “Donna infedele”, che si prosterna al mondo incarnando sempre più il ruolo di “Donna meretrice”, non poteva presentarsi occasione migliore per tentare di sedurre i popoli con i suoi subdoli inganni (cfr Ap 17,1ss), a dispetto di ciò che la Vera Donna ha sempre creduto e indefettibilmente professato nel corso di due milleni della sua storia. La fine di Babilonia è tuttavia già scritta (Ap 18,1ss). Per un’ultima volta al Popolo di Dio sarà consentito di abbandonare definitivamente questa Matrigna tronfia e nondimeno vacillante, per far ritorno alla Patria celeste.
Non resta pertanto che confidare nell’ausilio immancabile della Vergine Madre, che ancora a Fátima, pur prefigurando la grave apostasia ai vertici della Chiesa Cattolica, si riservò di tenere al riparo dalle conseguenze della professione di una falsa dottrina la piccola Nazione in cui era apparsa, che anche alla sua posizione geografica così distante dalla terra russa, da dove sarebbe venuta la minaccia, deve probabilmente questo singolare privilegio:
«Em Portugal se conservará sempre o Doguema da fé», disse
a Nossa Mãe.
Non possiamo che pregare, dunque, affinché vengano scongiurate catastrofi definitive della Fede e guardare con speranza a questo piccolo lembo di terra posto all’estremo occidente della nostra Europa, smarrita e oramai avviata all’autodistruzione, quando la Santa Madre Russia verrà a destarci dalle nostre false sicurezze, edificate su castelli di menzogne.
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Pubblicato MERCOLEDÌ, 19 MARZO 2014
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